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  • Immagine del redattoreTre passi per Firenze

Beata Umiliana de’ Cerchi

La Beata Umiliana diventò un simbolo della possibilità per le donne/delle donne di subire una sorte diversa da quella assegnata. Nel Medioevo era tradizione organizzare matrimoni combinati tra famiglie, infatti il padre la voleva far sposare per la seconda volta con un uomo molto più anziano di lei e la fanciulla, pur di non sposarsi, decise di autorecludersi. Molta della documentazione che abbiamo deriva dal processo di beatificazione di Umiliana. La donna abitava in una delle casette che decoravano l'originario Ponte alle Grazie. Come ricordano alcuni storici del tempo, il ponte era caratterizzato da delle particolari casette occupate dalle cosiddette “cellare”, cioè delle donne che si chiudevano in una situazione di eremitaggio/reclusione perenne dentro questi piccoli edifici, senza mai uscire. Queste fanciulle vivevano della carità altrui che raccoglievano calando un cestino dalla loro modesta abitazione e per questo campavano pochissimo. La Beata Umiliana morì che aveva circa 27/28 anni, la sua era una morte di stenti a causa della clausura che si era autoinflitta e fu proclamata santa per volontà popolare. La sua stessa famiglia ci teneva a fregiarsi di una santa, come quasi tutte le famiglie fiorentine perchè avere un santo o una santa in famiglia era motivo di prestigio.

La Beata Umiliana dei Cerchi va considerata come la fondatrice delle pinzochere, cioè delle donne recluse che non avevano preso i voti.


Il busto della Beata Umiliana è il ritratto di una donna bellissima, chiaramente si tratta di una figura idealizzata rispetto al suo possibile aspetto consunto ed emaciato dato che era morta praticamente di stenti, di auto-macerazione. Questa è una delle prime volte che un busto reliquiario viene realizzato come un ritratto (per quanto idealizzato).

La fanciulla è decorata da un bellissimo velo dorato che le adombra il volto. Si può inoltre notare come l’oro a mercurio steso su questi oggetti faceva trasparire il colore del metallo sottostante; in questo caso l’argento diventa lo strumento per rendere morbidissima la colorazione di questa doratura.

I busti reliquiario venivano posti sull’altare, quindi erano generalmente visti sempre dal basso verso l’alto (non il contrario), e la loro originaria illuminazione proveniva dall’alto dalle finestre delle chiese e dalla luce di candele e torce che creavano dei giochi di luci diverse sulle superfici metalliche.

Sulle spalle della Beata Umiliana ci sono due stemmi celesti della famiglia dei Cerchi, mentre il cartiglio al centro purtroppo reca solamente il nome della Beata e della famiglia di riferimento (la famiglia dei Cerchi, appunto, a cui Umiliana apparteneva), ma non quello dell’orafo che eseguì il busto reliquiario. Nell’araldica e nei cartigli medievali il colore turchese non esiste, infatti nel reliquario è presente questo colore a causa di un restauro tardo seicentesco. è stato ipotizzato che nel momento in cui fu fatta la ricognizione delle reliquie probabilmente lo smaltatore ha sbagliato, perché non ha controllato bene il colore dello smalto, che come ben sapete cambia in base alla cottura.

Dai documenti d’archivio sappiamo che il teschio della Beata fu collocato dentro il busto nel 1380, quindi poco dopo che era stato cominciato l’altare d’argento. Probabilmente l’artista che realizzò quest’opera era uno degli orafi che collaborarono all’altare proprio perché la maturità espressiva di questo reliquiario è propria anche di alcune figure dell’altare d’argento.

Il busto è esposto nel complesso della Chiesa di Santa Croce a Firenze.





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