La fiasca, realizzata nelle botteghe del Casino di San Marco ed oggi conservata all'interno del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, è composta da cinque pezzi di lapislazzuli di eccezionale qualità.
Alta circa 40 cm, presenta delle anse realizzate con figure mostruose di donna che si inarcano con zampe di pesce, ali e il collo che termina in soavissime teste femminili. Queste orripilanti sfingi alate vengono nobilitate nella realizzazione sia per la smaltatura che per l'uso del prezioso materiale. Questa iconografia rappresenta un tema fondamentale nel ‘500, ossia la sfida nei confronti della natura, cioè l’artificio (quindi l’arte) che vince sulla natura e che riesce a piegarla alla propria volontà. I due intagliatori milanesi Gian Ambrogio e Gian Stefano Caroni, attivi a Firenze a partire dal 1572, riuscirono a trasformare il disegno preparatorio di Bernardo Buontalenti in un capolavoro. Sulla base della fiasca è incisa la data 1583, affiancata dalle iniziali di Francesco I De Medici e dallo stemma mediceo.
Il lapislazzuli è un materiale dal colore blu che presenta enormi difficoltà di lavorazione per via della sua fragilità che, in questo caso, risulta essere maggiormente compromessa sia dalle venature di pirite, un minerale che presenta un colore simile all'oro, che dal traforo delle anse.
La montatura è stata eseguita dall'orafo Jacques Bilivelt. L'artista è riuscito a creare una naturale prosecuzione che inizia dalla pietra dura del lapislazzuli e termina con la decorazione in metallo prezioso.
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Bernardo Buontalenti (1536-1608) (disegno), Gian Ambrogio e Gian Stefano Caroni (lavorazione della pietra dura), Jacques Bilivelt (1550-1603) (montatura), Fiasca, 1582, Firenze, Tesoro dei Granduchi
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