Il Ponte Santa Trinita, rinomato per l'eleganza della sua linea e dei cartigli in marmo, ha una lunga e distintiva storia. In questo punto della città, a collegare il centro storico con il quartiere d'Oltrarno, esisteva già un ponte in legno, sostituito poi da uno in pietra, quest'ultimo distrutto dalla terribile alluvione del 1333.
Il collegamento venne ricostruito più volte nel corso dei decenni, fino ad arrivare al 1557, quando Bartolomeo Ammannati (si pensa su disegno di Michelangelo Buonarroti) costruì il ponte nelle forme odierne. Seicentesche invece sono le statue delle 4 stagioni che si trovano ai capi.
Durante la ritirata tedesca del 1944 vennero distrutti tutti i collegamenti tra le due parti della città (ad esclusione del Ponte Vecchio), incluso il ponte Santa Trinita. Grazie ad un comitato istituito per la ricostruzione il ponte trovò nuova vita nel 1952 con le stesse forme che avrebbe dovuto avere alla metà del 1500 e che ancora oggi possiamo ammirare.
Sulle arcate centrali del ponte sono posti i guardiani del fiume, due enormi teste d’ariete, simbolo guerriero, che controllano l'arrivo di eventuali minacce. Il loro sguardo è fiero e valoroso, sorvegliano l'arrivo di eventuali alluvioni a monte e l'arrivo di nemici dal mare, in particolare da Pisa, storica avversaria.
Nel cartiglio soprastante le teste d'ariete troviamo un capricorno, il simbolo zodiacale adottato da Cosimo I della famiglia Medici, committente del ponte cinquecentesco.
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