Le trecciaiole furono le protagoniste del primo sciopero femminile nella piana sestese.
Il 15 Maggio 1896 iniziò uno sciopero indetto da queste grandi lavoratrici che coinvolse tutte le donne dei 63 Comuni della provincia di Firenze. A causa degli anni di carestia, ma soprattutto dei notevoli mutamenti dei metodi di produzione, numerosi lavoratori furono costretti ad abbandonare i campi per cercare impiego nell’industria e nella manifattura. La situazione economica portò un notevole aumento di lavoratrici disponibili nel campo della paglia per "lavorare la treccia", si andarono ad incrementare figure femminili aggiungendo alla lista di lavoratrici anche figlie con età inferiore ai 15 anni e questo generò automaticamente una notevole diminuzione della paga. La situazione diventò ancor più delicata se si va a sommare alla crisi dell'industria della paglia, infatti, se fino a pochi decenni prima il cappello di paglia di Firenze lavorato ed elaborato da maestranze territoriali aveva dominato il mercato internazionale adesso la sua produzione, e di conseguenza i suoi costi produttivi, entrarono in competizione con la manodopera cinese. A causa di questa enorme pressione produttiva, i commercianti territoriali cercarono nuove decorazioni dell'intreccio della paglia con “trecce fantasia” e prodotti sempre più elaborati. Quello che era un lavoro domestico si era trasformato in pochi decenni in un lavoro concorrenziale e di produzione industriale, infatti se inizialmente le trecciaiole sestesi erano solite lavorare in Piazza IV Novembre all'aperto sedute o appoggiate al muro, a partire dalla metà del XIX secolo si ritrovarono in luoghi chiusi spesso poco illuminati e insalubri. Le paghe, inoltre, negli anni, continuarono ad abbassarsi, infatti alla fine dell'800 le trecciaiole riuscirono a percepire solo 10 o al massimo 20 cent al giorno, cifre insufficienti anche per un pezzo di pane. Con il passare di giorni, mesi ed anni la situazione si fece sempre più insostenibile fino a quando il 15 maggio 1896 le trecciaiole della zona scesero ad occupare strade e piazza per gridare "pane e lavoro". Fu forse il primo movimento femminile nel nostro paese che vedeva come protagoniste persone che non si erano mai ribellate a mariti o a padri per timore, erano persone umili e quasi tutte analfabete a cui non era mai stata data la libertà di parola, ma che finalmente erano riuscite a far sentire la loro voce per chiedere pane, diritti e un salario adeguato. Come in ogni manifestazione ci furono attimi di violenza, cronache locali raccontano di barrocci pieni di trecce a cui era stato dato fuoco, altri raccontano di conflitti con le forze dell'ordine, altri ancora ricordano i saccheggiamenti dei treni a vapore, il tutto però con l'unico scopo di bloccare la produzione nelle fabbriche.
A Sesto Fiorentino gli animi della manifestazione furono infuocati a causa dall'arresto di 10 trecciaiole che furono condannate da 7 a 42 giorni di reclusione a causa di “eccitamento allo sciopero”, (in realtà non furono le uniche ad essere state arrestate, purtroppo anche altre donne del territorio fecero la stessa fine), ma la grande fortuna delle donne sestesi fu l'avvocato difensore, Giuseppe Pescetti, il quale lavorò gratuitamente per sostenere la nobile causa di queste umili lavoratrici. La protesta durò per diversi mesi, anche se con toni meno accesi, ma per le trecciaiole qualcosa cambiò, infatti per la prima volta furono istituiti le prime cooperative e società di mutuo soccorso.
La vera grande svolta storico-politica fu caratterizzata dal fatto che per la prima volta le donne dimostrarono la loro forza come donne, madri, ma soprattutto come lavoratrici!
Comments